Hiroshima 1945-2015

Hikmet e la bambina che non sopravvisse a Hiroshima

Le parole tradotte di Nazim Hikmet scuotono la coscienza umana. La voce che egli lascia parlare nella sua poesia sarebbe oggi quella di una donna di circa 77 anni, che ha ancora bisogno di dire qualcosa. Non mi sono avventurata in nessuna traduzione, non avendo accesso al testo originale del poeta turco, di conseguenza mi avvalgo di traduzioni di altri trovate sul web, non curandomi di eventuali discrepanze linguistiche.

70 anni fa l’Uomo ha dimostrato di essere in grado di provocare una distruzione massiccia. Non occorre aggiungere altro.

Io vengo e vado ad ogni porta,
ma tu non senti il lieve passo:
io busso e ancora tu non vedi,
perché non sono, non sono più.
Sette anni avevo, era d’agosto,
in Hiroshìma mille anni fa:
sette ne ho ancora, come allora:
se un bimbo muore, non cresce più.
La fiamma accesa sui capelli,
un velo nero nei miei occhi,
poi fu la notte e le mie ossa
cenere grigia alta nel vento.
Non darmi frutta, non darmi riso;
non voglio dolci, nemmeno pane:
non chiedo nulla per me stesso,
perché non sono, non sono più.
Quello che chiedo è per la pace:
che tu combatta, che tu ti batta,
perché ogni bimbo, in questo mondo
rida alla vita e cresca e giochi.

triciclo

Hikmet and the child who didn’t survived Hiroshima

Nazim Hikmet’s translated words shakes human conscience. The speaking voice in his poem belongs to a woman that today would be about 77 years old, if she was still alive. She still has something to say. I didn’t attempt any translation here, having no access to the original text by the Turkish poet, therefore, I had to rely on some translated versions of the poem that I found on the web and I was not much concerned about any language discrepancies.

70 years ago Men proved themselves capable of mass distruction. There’s no more to say.

It is me knocking at your door
– at how many doors i’ve been
But no one can see me
Since the dead are invisible.
I died at Hiroshima
that was ten years ago
I am a girl of seven
Dead children do not grow.
First my hair caught fire
then my eyes burnt out
I became a handful of ashes
blown away by the wind.
I don’t wish anything for myself
for a child who is burnt to cinders
cannot even eat sweets.
I’m knocking at your doors
aunts and uncles, to get your signatures
so that never again children will burn
and so they can eat sweets.
nagasaki

Hikmet e a menina que não sobreviveu à Hiroshima

As palavras traduzida de Hikmet abalam a consciência humana. A voz que fala através do seu poema seria hoje a de uma mulher de cerca de 77 anos de idade. Ela ainda precisa de dizer algo. Não tentei nenhuma tarefa de tradução aqui, pois não tenho acesso directo ao texto original, portanto apenas tirei algumas versões, já traduzidas por alguém, que encontrei disposiveis na internet e não dei muita importância às eventuais discrepâncias linguísticas.

Há 70 anos o Homen demostrou ser capaz de fazer destruição maciça. Não é preciso dizer mais nada.

Sou eu que bato às portas,
às portas, umas após outras.
Sou invisível aos vossos olhos.
Os mortos são invisíveis.
Morta em Hiroxima
há mais de dez anos,
sou uma menina de sete anos.
As crianças mortas não crescem.
Primeiro arderam os meus cabelos,
também os olhos arderam, ficaram calcinados.
Num instante fiquei reduzida a um punhado de cinzas
que se espalharam ao vento.
No que diz respeito a mim,
nada vos imploro:
não podia comer, nem sequer bombons,
a criança que ardeu como papel.
Bato à vossa porta, tio, tia:
uma assinatura. Não matem as crianças
e deixem-nas também comer bombons.
Nazim Hikmet 1956.

6 responses to “Hiroshima 1945-2015”

  1. Hikmet, da quanto non lo leggevo. Soprattutto le sue poesie politiche: adesso in libreria si trovano solo i suoi versi d’amore. Un’altra di quelle perfide operazioni dell’editoria italiana: far dimenticare un autore o farne ricordare solo le parti non “scomode”. Ma oggi il tempo, si sa, è un eterno presente.

    Like

    • Secondo il mio punto di vista: le questioni politiche e sociali smuovono il cervello (tutto), le questioni d’amore smuovono quella parte del cervello a cui spesso ci si riferisce come “cuore”. Certo, le prime sono molto più scomode.

      Like

  2. Non conosco questo poeta turco, come molti altri meritevoli di essere letti.
    70 anni fa un olocausto incredibile che chiuse un periodo e ne aprì un altroancora più tenebroso.
    Le parole della poesia sferzavo gli animi, anche se molti fingono di non sentire.

    Liked by 1 person

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Twitter picture

You are commenting using your Twitter account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s



%d bloggers like this: