Esperimento: La Cura

Premessa
Qualcuno tempo fa mi ha chiese di interpretare un cortometraggio chiamato “La cura”. Ci ho messo parecchio per scrivere la mia interpretazione, la scrittura per me non è mai una cosa semplice. Visto che si trattava di un esperimento, premetto al video la mia bozza di interpretazione-scrittura.
Per qualche motivo, ho spesso fatto la seguente equazione mentale:

film:cortometraggio=romanzo:poesia .
I cortometraggi mi affascinano se riesco a captare qualche significato, non tutti riescono ad arrivarmi. Spesso capita che essi non abbiano una trama, sono troppo aperti a vari livelli di interpretazione.

Ho avuto la sensazione di rivivere lo stesso risveglio di due giorni fa, ma potrebbe anche essersi trattato dello stesso di un mese fa. In fondo, se non ci si presta attenzione, i giorni sono quasi tutti uguali. Cominciano con un senso di stanchezza, un saporaccio in bocca, con un rimando, con un getto di acqua fresca. Non è sempre stato così. Ad esempio, quando ero bambino ogni giorno era diverso dall’altro. Anzi, ora che ci penso, è più probabile non io ci facessi proprio caso. In effetti, non credo di sapere perfettamente quali erano le mie sensazioni da bambino, ma ogni tanto mi piace illudermi di ricordarle. La verità è  che, a volte, mi arrivano degli odori, delle immagini, dei ricordi nitidi dell’infanzia, di quello che ero quando non sapevo di essere io. Da piccolo sognavo di vivere almeno due giorni senza sosta, di uscire di casa nel bel mezzo della notte, quando tutti dormivano, pensavo che le strade non potessero essere deserte come mi dicevano, doveva esserci qualcuno che facesse una vita notturna. Sapevo che la notte non poteva essere un momento vuoto, in fondo ciascun giorno è fatto di 24 ore e non esistono interruzioni tra il precedente e il successivo. Volevo diventare grande perché mi facevano credere, a modo loro, che avrei potuto gestire la mia vita ed essere indipendente. Così ho cominciato ad accorgermi che tutto il sistema educativo, non sono quello impartito fra le mura domestiche, è mirato alla formazione dell’individuo che deve camminare verso una certa direzione: la scuola, le regole sociali, i programmi di formazione, il lavoro e l’adempimento di responsabilità. L’individuo di successo è colui il quale cammina senza fermarsi. Chi crolla è perduto, chi molla è un inetto, chi preferisce scegliere altre direzioni è un sovversivo.
Il tempo è una rincorsa verso qualcosa che non si conosce, oppure verso qualcosa che si è dimenticato e che non ha più senso. Eppure, non c’è tempo per fermarsi e cercare di ricordare cosa si sta cercando. Questo è quello che mi hanno insegnato, o forse è semplicemente quello che ho percepito. È possibile che io abbia frainteso qualcosa. Può darsi che io abbia frainteso tutto. Fatto sta che sono stato coinvolto in programmi di formazione professionale mirata: mi hanno insegnato ad essere empatico, a sorridere nel momento giusto, a prevedere l’imprevedibile, a lavorare da solo o in gruppo con le giuste tecniche e la giusta attitudine. Mi hanno insegnato a scegliere le parole giuste al momento giusto, tanto che non riesco più a trovare quelle spontanee.
Ora che posso permettermelo, se cammino di notte sul ponte del fiume che attraversa la città, mi sembra di andare avanti senza spostarmi di un centimetro, di vedere i palazzi e le strade tuffarsi nelle acque nere ed incrocio sguardi di persone che forse stanno pensando esattamente alla stessa cosa. Probabilmente alcuni di noi sono affetti dal male del tempo e dello spazio. Il primo sintomo potrebbe essere proprio la sensazione di risvegliarsi in un giorno già vissuto.
Qualcuno mi ha detto che esiste una cura per tutto, o quasi per tutto.


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