A volte mi capita di trovare da qualche parte dei frammenti di storie, di racconti, dei versi incompleti. Mi avvicino a questi con curiosità, cerco di metterli insieme, tentando di ricostruire delle figure letterarie nella mia mente di lettrice: artisti, personaggi reali, fantastici, immaginati, altre volte ombre o fantasmi.
Di Yolanda Morazzo da Silva Lopes ho trovato e letto ben poco. Nacque a São Vicente il 16 dicembre del 1927, fu una donna di cultura, poetessa e insegnante, nell’ultima parte della sua vita visse a Lisbona dove morì nel 2009 dopo una lunga malattia.
Uno dei suoi cognomi mi ha portata naturalmente pensare a qualche origine italiana, d’altronde di Morazzo non dovrebbero essercene numericamente tanti a Capo Verde, almeno credo, ed è possibile che quei pochi all’appello provengano dal medesimo ceppo familiare. Il web mi suggerisce due varianti, Morazzo e Marazzo. Sembrerebbe esserci traccia dei Morazzo almeno dagli anni trenta del IXX secolo fra gli impiegati nell’industria navale dell’arcipelago capoverdiano, probabilmente i primi furono un padre e due figli operai, originari di Genova. Secondo i dati dell’epoca sulle isole era presente già un certo numero di italiani, e di questi alcuni si sarebbero successivamente naturalizzati, altri sarebbero andati altrove. D’altra parte, Capo Verde porta sia nei suoi tratti somatici che culturali una storia di incroci, di ibridismo, di viaggi, di incontri e incroci fra due lembi del mondo, Oriente e Occidente. Inoltre, la sua marginalizzazione geografica ha avuto dei riflessi culturali non trascurabili.
Però, ad eccezione del cognome, la vita di Yolanda Morazzo non risulta essere legata in alcun modo all’Italia, non credo neppure che le sue poesie siano mai approdate nel nostro paese, se non per opera di qualche intermediario lusofilo.
Diversamente, la sua figura si intreccia con tre paesi collegati fra loro da lingua e storia: Capo Verde, Angola e Portogallo. Nata e cresciuta nell’isola in un ambiente culturale in grande fermento, entrò prestissimo in contatto con la poesia grazie a suo nonno, José Lopes, poeta nonché una delle personalità più influenti dell’epoca.
Si laureò in lingua e letteratura francese, probabilmente finalizzando una parte dei suoi studi in Portogallo; dopo il matrimonio si trasferì in Angola per seguire il marito impiegato nell’esercito durante la guerra coloniale, intraprendendo il viaggio di un destino condiviso con milioni di persone. In questa terra straniera, alla quale era però linguisticamente legata, si dedicò principalmente all’insegnamento della lingua francese fino alla partenza definitiva, cosa che avvenne nel 1975 in seguito alla dichiarazione dell’indipendenza del paese. Come la maggior parte degli intellettuali di un certo spessore della sua epoca, fu delegata presso l’ambasciata dell’ex-Jugoslavia ed ebbe l’opportunità di viaggiare in giro per il mondo.
La sua scrittura ha lasciato tracce in alcune riviste e collaborazioni letterarie e, cosa che le conferì un significativo privilegio, fu l’unico nome femminile nella rivista capoverdiana Claridade, mentre la presenza delle colleghe donne contemporanee in ambienti culturali continuava ad essere limitata e marginale. Eppure, aprendo una parentesi a questo proposito, trovo che di questo argomento non se ne sia parlato – e non se ne parli ancora – abbastanza, e che i lettori come me debbano davvero fare qualche sforzo per conoscere le voci femminili in un panorama letterario prevalentemente maschile, soprattutto quando si parla di letteratura di certe epoche. Rimango spesso colpita quando mi capita di fare delle ricerche molto generali ,di scrittori o artisti di questo o quell’altro paese del mondo, e mi ritrovo davanti a lunghe liste di nomi maschili e pochissime rappresentanze femminili.
Ma ritornando alla figura di Yolanda Morazzo, il punto di partenza della sua poetica è proprio il bisogno di dar voce a questa femminilità subordinata, esplorando l’universo della donna e della sua peculiare percezione di ciò che la circonda. Sia per le tematiche che per i contenuti, Yolanda si lega molto al filone della tradizione letteraria capoverdiana, vi si ritrovano infatti elementi ricorrenti quali il mare, le partenze, le attese, la solitudine e la saudade. Compare quella sensazione di distanza da persone, da terre e dall’infanzia, di certo influenzata dalla sua esperienza di migrazione.
Navi
Sulle spiagge Fantasmi Io sono la stessa E la povera nave |
Barcos
Nas praias Fantasmas E eu sou a mesma E o pobre barco |
Diversamente, di un’altra poesia mi ha colpito la suggestione e la forza delle immagini evocate che creano un’atmosfera cupa e inquietante: il dolore della morte e dell’ingiustizia sono qui percepiti con la sua sensibilità di donna. Sembrerebbe esserci una guerra sullo sfondo ed è evidente che il vissuto di Yolanda e gli eventi della vita debbano aver influenzato la sua scrittura. Il luogo della composizione dei seguenti versi è Luanda, anche se a giudicare dalla data (1977) e considerando che l’Angola era già indipendente, Yolanda avrebbe dovuto trovarsi già altrove. Oppure è possibile che la poetessa negli anni a seguire non avrebbe spiritualmente mai lasciato completamente quel paese.
Diroccata L’ala di un pipistrello trasparente Blocchi monolitici tristi, immobili Ombra olivastra, pallida, pungente Ombra feroce, invernale, paurosa |
Derrocada A asa de um morcego transparente Viajante incansável do pasmo Blocos monolíticos tristes quedos Sombra parda pálida acutilante Sombra feroz invernal medonha |
Di Yolanda Morazzo sono stati pubblicati quattro libri in lingua portoghese, delle raccolte di poesie raggruppate secondo fasi cronologicamente ordinate; alcuni dei suoi componimenti sono stati inclusi in varie antologie, fra cui quella intitolata No Reino de Canibal, curata da Manuel Ferreira.
Non riesco a ricostruire in modo esaustivo la vita letteraria di Yolanda Morazzo, ma porto con me i suoi versi e un frammento della sua voce. Chissà che non la ritrovi in futuro sulle pagine di altri libri.

3 responses to “Versi da Capo Verde: Yolanda Morazzo era italiana?”
come al solito esaustiva e completa nel tratteggiare gli autori di Capo Verde.
Serena Pasqua
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grazie e serena Pasqua anche a te, un saluto
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Ricambio l’augurio.
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