“La Bambina Surgelata” di Nadia Mogni

La Bambina Surgelata è una raccolta di storie brevi scritto da Nadia Mogni, che qui su WordPress gestisce il blog Evaporata.

surgelataLa lettura scorre rapidamente fra le pagine, permettendo di passare da una storia all’altra con curiosità. Io ho immaginato che tutto davanti a me fosse scuro e che poi, a turno, cominciassero ad aprirsi delle porte. Da ciascuna porta vengono fuori dei personaggi che mettono in scena una storia, una sequenza di azioni, mentre una luce segue i loro volti quasi anonimi. Al termine di ciascuna storia ritorna il buio, fino all’apertura della porta che segna l’inizio di un’altra storia.

I racconti propongono dei finali improbabili, assurdi e per certi versi amaramente sarcastici, alcuni possono lasciare un po’ di spazio all’interpretazione e ai doppi sensi.
Nonostante la varietà dei personaggi che si propongono, la presenza femminile sembra prevalere su quella maschile, forse trattandosi di un prolungamento della penna della stessa scrittrice. Curiosamente si tratta sempre di donne apparentemente e socialmente realizzate, studentesse o lavoratrici piene di impegni, ma nello stesso tempo insoddisfatte, che si dibattono fra la volontà e le costrizioni, fra desideri e limiti imposti. Non si sentono a proprio agio nel ruolo che la società ha loro assegnato, negano i canoni e cercano di ridefinirsi con qualche difficoltà.

In verità, tutti questi personaggi imperfetti sembrano essere afflitti o disturbati da qualcosa: una delusione, un conflitto, un’insoddisfazione e altri problemi della vita, ma tutti soffrono di un senso di inquietudine come se si trattasse di una malattia comune. D’altra parte, essi ricercano qualcosa di inattingibile, sono perseguitati – nella realtà o nel proprio immaginario- da paure, da incertezze o dal maledetto tempo che scorre troppo in fretta.

I personaggi sono profondamente immersi nella meccanica e alienante routine quotidiana contemporanea, tanto da potersi quasi definire automi, ma tendono ad allontanarsi da essa per perdersi in un labirinto insidioso. È come se avessero abbastanza autocoscienza e lucidità da provare a trovare un’alternativa, una via di fuga, eppure è esattamente a questo punto si insidiano domande che non trovano risposta: cosa c’è al di là di una società che da sempre si organizza e crea regole? Cosa succederebbe se tutta la complessa infrastruttura  sociale crollasse? Cos’è giusto e sbagliato? Persino quando si arriva al punto in cui finalmente stanno per venirne fuori o sono in procinto di realizzare i propri obiettivi, ecco che viene loro presentato l’altro lato della medaglia o un ribaltamento inaspettato.

Il tema centrale è quello l’inadeguatezza dell’essere umano nella società post-moderna asfissiante, artificiale, dominata dalla velocità e dal controllo, dove la necessità pratica prende il sopravvento sulla riflessione irrazionale, dove ogni singolo organismo è messo in una categoria. Gli individui hanno bisogno di esprimersi oltre i limiti imposti, devono dare una forma a dei sentimenti repressi, così spesso questi si trasformano in oggetti e riescono persino a diventano dei veri e propri feticci.

La difficoltà della comunicazione che esiste nonostante i mezzi disponibili e la mancanza dei rapporti sociali genuini sfociano nel sentimento che più spesso viene nominato nel libro e di cui sono affetti i personaggi: la solitudine. La si nomina spesso e persino quando non la si dichiara apertamente lei è sempre lì.

Le storie si sviluppano in uno spazio forse complementare alla realtà, varcando  la soglia del surreale e navigando nella dimensione onirica, ma il tutto avviene intrecciandosi alla rinfusa. Così conscio e subconscio fanno a botte fra loro; realtà, immaginazione e sogno si mescolano in modo da confondersi e da confondere, tanto che si perde la capacità di distinguerli e gli stessi personaggi hanno paura di perdere il senso della ragione e impazzire. Eppure, essi si mettono a nudo, riuscendo a mostrare le proprie scomode manie, le ossessioni che sfiorano la follia, tutto ciò che non è socialmente accettabile, tanto che alcuni di loro arrivano persino a necessitare di una vera e propria cura medica che si rivelerà inefficace.

In particolare, la storia che dà il nome alla raccolta è fra quelle che mi hanno toccano con più forza per il modo in cui i sentimenti riescono a venir fuori attraverso delle scene semplici.
Si tratta anche in questo caso di una protagonista femminile solitaria, Scilia, che riceve un premio dall’azienda dei suoi surgelati preferiti, ovvero un congelatore carico di di prodotti per un anno e contenente un misterioso pacchetto con dentro una bambina surgelata. Scilia opta coscientemente per una scelta anticonvenzionale e socialmente inaccettabile: decide di crescere una figlia non biologica da sola, senza un padre e fuori dal legame matrimoniale. Man mano che la bambina si scongela, sembra che si sciolgano e si risveglino nella donna una serie di emozioni, tanto che, quando si ripresenterà qualcuno  a chiederle indietro il “premio famiglia” erroneamente consegnato ad una donna nubile, Scilia dovrà inventarsi un buon escamotage per tenersi stretta sua figlia.

Poi ecco comparire Eva, la quale non può separarsi per nessuna ragione dal fedelissimo cuscino magico che letteralmente acchiappa e custodisce tutti i suoi sogni; Frida si innamora perdutamente di uno spaventapasseri, mentre Francesca sogna ripetutamente di essere perseguitata dall’ignoto collega con cui non ha avuto altro che un rapporto professionale telefonico e finisce col voler a tutti i costi conoscerlo dal vivo.
La storia di Giulia, verso la fine del libro, è ancora più profonda e complessa ma riesce a non scendere nel drammatico, sebbene la dimensione spazio-temporale di cui si parla è un incrocio fra vita e morte. Ed è proprio quest’ultima che con parole semplici ci spiega il senso di queste concatenate storie impossibili:

Che meraviglia – pensava osservando le foglie mosse da una delicate brezzolina – non bisognerebbe mai dimenticare questi semplici piaceri che si sono offerti gratuitamente dalla natura. Ormai non si fa altro che correre freneticamente per raggiungere obiettivi, senza nemmeno sapere quali siano esattamente, perché è d’obbligo vivere così, lo fanno tutti. Per non sentirsi emarginati ci si comporta come automi, dimenticando che esistono altre cose oltre al lavoro. Bisogna far carriera per inserirsi in questa società che la maggior parte delle volte ci trascina alla vecchiaia senza averci permesso di vivere davvero.

***

Il libro: La Bambina Surgelata,  Nadia Mogni, Youcanprint 2017.


8 responses to ““La Bambina Surgelata” di Nadia Mogni”

  1. Reblogged this on Evaporata and commented:
    Con grande piacere condivido la recensione che ha scritto per me Marian. Non so se le è piaciuto il mio libro, in ogni caso ha capito tutto. Grazie Marian! Hai fatto un gran bel alvoro. 😀

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