A proposito di libri
Non amo le classifiche e non ho l’abitudine di proporle, ma a fine anno mi piace passare in rassegna gli scaffali virtuali e fisici delle letture terminate e ricordarmi delle esperienze più significative.
Mi è ritornato alla mente il libro del colombiano Juan Gabriel Vásquez, El ruido de las cosas al caer (o Il rumore delle cose che cadono, tradotto da Silvia Sichel), perché si tratta di uno di quei romanzi che intrappolano i lettori direttamente nella fitta trama della storia, catapultandoli in aree geografiche remote, fino a farli persino respirare la stessa aria dei personaggi. Mi sono ricordata di Antonio Yammara, col quale ho condiviso la stessa ossessione per la vita violentemente troncata di Ricardo Laverde, un perfetto sconosciuto che ci ha lasciato una storia interrotta, e un paio di nastri registrati che lo avevano emozionato fino alle lacrime. Siamo andati alla ricerca di Maya Fritts, figlia della buonanima, l’abbiamo trovata in una grande casa immersa nella vegetazione tropicale e, attraverso la sua intrigata storia di famiglia, ci ha aiutati a raccontare persino una parte della nostra vita.
Proseguendo lungo gli scaffali dove la polvere continua a posarsi, mi sono ricordata di aver finalmente letto uno dei libri della famosa lista, quella che noi lettori teniamo a mente o abbiamo scritto da qualche altra parte, sulla quale annotiamo continuamente quello che vorremmo leggere e che certamente lasceremo ai posteri. Una trilogia palestinese, di Mahmoud Darwish (tradotto da Ramona Ciucani e Elisabetta Bartuli per Feltrinelli), un libro forte, complesso e sconvolgente, di cui ne avevo già condiviso una pagina. Forse è stato persino sconvolgente trovarsi così umanamente vicini a Mahmoud e ad altri, scoprire di condividere gli stessi sentimenti, benché separati contesti, culture e lingue.
Ci sono stati anche i libri di letteratura straniera premiati da riconoscimenti importanti, come This mournable body della zimbabwiana Tsisi Dangeremba, e Girl, woman, other della britannica Bernardine Evaristo, rispettivamente titoli del Booker Prize del 2018 e 2019. A questi si è aggiunto recentemente Harraga, di Boualem Sansal del 2014, titolo vincitore dell’English Pen Award, che mi ha fatto scoprire il senso del termine algerino (appunto, harraga) utilizzato per riferirsi ai migranti sprovvisti di documenti in fuga verso l’Europa. Ho appreso il significato del termine attraverso delle storie svoltesi ad Algeri e dintorni, accompagnata dalla mia coetanea Lamia, per alcuni aspetti molto simile a me, la cui vita solitaria è stata sconvolta dalla presenza di una giovanissima adolescente incinta.
Di comunità letterarie e altre
L’altro giorno riflettevo sulla quiete di certe comunità, soprattutto nello spazio virtuale ormai così trafficato, in alcune zone addirittura saturo e che, benché avesse già preso d’assedio le nostre vite negli anni addietro, ha soppiantato la vita reale in tempi di pandemia. Guardavo i numeri, i grandi numeri della rete che parlano di opportunità lavorative, di popolarità, di influenze culturali e di comportamenti sociali. Mi domandavo come mai non esista una comunità altrettanto massiccia che faccia da controparte alle tendenze più popolari e in voga. Mi spiego meglio. Oggigiorno, con determinate capacità e in base a certe dinamiche, è possibile proporre contenuti sul web che possono raggiungere un grande successo; spopolano i canali di cucina, che hanno pur supportato le fantasie culinarie durante la quarantena, i consigli di moda e di bellezza, le sfide di resistenza che inneggiano allo spreco. I numeri parlano chiaro: i contenuti di letteratura, ma anche di arte in generale (si pensi ai musicisti ed a competenti esponenti e artisti professionisti, non necessariamente di nicchia), non fanno emergere delle comunità altrettanto grandi e rumorose. Mi rendo contro che se esiste una maggioranza dovrà pur esserci una minoranza, secondo ovvie dinamiche, e convengo sul fatto che questa mia riflessione sia inutile ed abbia una risposta scontata. Tuttavia, mi pare quasi che quella minoranza tenda al silenzio e finisca col dileguarsi, eppure resiste anche se in modo incomparabile. Mi domando se ci sia un vuoto educativo che non invita a determinati contenuti, oppure se sia semplicemente così per natura (cioè che i contenuti popolari, in quanto tali, devono necessariamente avere determinate caratteristiche), oppure se non siano proprio i media e le sovrastrutture sociali a determinare i contenuti.
Il decimo anniversario su WordPress
Ho mentito. Perché nella presentazione di questo blog ho scritto di averlo aperto per raccogliere appunti sparsi e scritti a matita su fogli volanti. In realtà ho aperto questo blog il 29 novembre del 2010 per lamentarmi. Mi lamentavo di una pessima esperienza di volontariato nell’ambito di un festival cinematografico, mi lamentavo della chiusura di certi ambienti culturali, soprattutto nei confronti di giovani che avevano voglia di impegnarsi attivamente e non soltanto per un ritorno economico, perché anche io ero ancora in quella fascia d’età per l’appunto considerata “giovane”. Ho cancellato il primo articolo di questo blog, insieme al motivo che mi aveva spinto alla registrazione sulla piattaforma, perché ho capito che le lamentele non le vuole ascoltare nessuno e non servono. Inoltre, se si ha qualcosa su cui controbattere o di cui si è profondamente scontenti, è piuttosto vantaggioso proporre qualcosa anziché lagnarsi, oppure incorporare la lamentela in un atto rivoluzionario. Le lamentele non interessano a nessuno a meno che non si tratti di un qualche servizio al cliente; le parole, al contrario, hanno maggiore possibilità di raggiungere qualcuno, anche se potrebbero impiegarci parecchio tempo. Così ho cominciato a scrivere. Ho scritto a proposito di libri, di riflessioni letterarie, di viaggi fatti con gli occhi di una lettrice curiosa, ma ho anche raccolto appunti che altrimenti sarebbero andati perduti e che mi hanno spinta a continuare la ricerca.
L’Avvento
Questo è uno dei migliori calendari dell’avvento con la possibilità di scelta, Il Saggiatore propone due titoli esageratamente scontati, acquistabili tramite gli alcuni store online in formato eBook, ecco qui la lista. Basta cercare il titolo scelto del giorno nel catalogo e decidere se volerlo acquistare per 0.99 EUR.
Io oggi ho scelto.
11 responses to “Un decennio di inutili riflessioni letterarie”
Complimenti, dieci anni sono tanti, in un contesto come questo!
Quanto agli argomenti trattati, ci sarebbero tante cose da dire, ma credo ne uscirei amareggiato, quindi per stavolta sorvolo.
Alla prossima!
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Grazie! Comprendo perfettamente il riserbo :). Buona giornata!
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Anch’io ho fatto dieci anni poco tempo fa. 😀
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auguri ai nostri blog coetanei! 🙂
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❤
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Grazie del suggerimento per il Calendario 🙂
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MI fa piacere condividere iniziative interessanti! 🙂 Spero possa essere utile, una buona occasione per scoprire qualche nuovo titolo e autore.
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Mi congratulo per i dieci anni di presenza su WordPress e te ne auguro molti altri
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Grazie, Luisa! 🙂 L’idea sarebbe quella di conservare questo blog come una specie di diario letterario che mi accompagni a lungo, segue infatti le intermittenze normali della vita.
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😘🌹😘🌹😘🌹😘
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letto in ritardo. Giuste considerazioni
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