Dall’Archivio di Circolo16- Dialogo di una notte di mezzo autunno: lettori versus non-lettori

Pubblicherò su questo blog una serie di vecchi articoli scritti da me per Circolo16, l’esperimento di un blog collettivo che purtroppo non ha avuto continuità né seguito. Attualmente Circolo16 è in fase di ristrutturazione, ma non so quali siano i progetti futuri e a che punto della sua riflessione si trovi. Mi ero allontanata dal circolo all’inizio del 2017, non vi avevo ritrovato quello che volevo, ovvero un progetto collettivo in cui partecipano più individui legati da qualcosa, in cui ognuno ci mette del suo. Forse la mia idea di circolo è ancora viziata da quei circoli culturali che c’erano un tempo, ma anche quelli che c’erano poco più di dieci anni fa, quando c’era già internet, c’erano già i cellulari ma pochi portavano internet a spasso 24/24.  Sicuramente ci sono ancora questi circoli a cui mi riferisco, ma credo sia meglio che si costituiscano nella realtà prima di passare sulla piattaforma virtuale.

Ho deciso di pubblicarli sul mio blog perché sono attualmente conservati in forma anonima sull’archivio del Circolo e non so se rimarranno lì a lungo o per sempre, non vorrei perderli del tutto perché in qualche modo fanno parte dei miei esperimenti online con la parola.

 

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Dall’archivio di Circolo16- 01/12/2016:

Io e il mio migliore amico ci conosciamo da circa 16 anni, ovvero da un tempo che equivale alla metà della mia vita. Siamo persone diverse, d’altronde non credo che l’amicizia leghi individui necessariamente troppo simili.
Ad esempio, io sono una lettrice mentre il mio amico non lo è. Per questo non abbiamo mai parlato né di letteratura né di libri, poiché lungi dall’essere un argomento con punti di condivisione su cui scambiarsi dei pareri. Inoltre, io tendo a non parlare di libri con i non-lettori perché so bene che finirei col tediare i miei interlocutori e molto probabilmente troverebbero eccessivi la mia enfasi e il ruolo centrale che riservo alla letteratura. Può darsi che sia errato, forse dovrei provarci e chissà che qualche non-lettore non possa essere attirato dalle mie divagazioni letterarie. Non lo so.

Ad ogni modo, qualche giorno fa ho deciso di spiattellargli una domanda nuda e cruda nel bel mezzo di un’ordinaria conversazione. Sì, lo confesso, stavo pensando al  tema del Settimanale16.
̶  …Ma tu leggi? ̶   gli ho chiesto, pur conoscendo perfettamente la risposta a tale domanda, perché avevo bisogno di un punto di partenza.
̶  L’ultima cosa che ho letto è stata vietato fumare in un ascensore.
Nessuna punteggiatura, nessuna lettera maiuscola, nessuna sottolineatura di alcun tipo (viviamo in due paesi diversi e comunichiamo spesso scrivendoci). Segue un momento di silenzio in cui ho bisogno di ristrutturare questa risposta arrivata tutto d’un getto.
– Ci credi che per un momento ho fatto uno sforzo per pensare a chi lo potesse aver scritto?
– Cosa?
– Il libro, “Vietato Fumare”, quello che mi hai detto di aver letto in un ascensore. Poi ho capito, …per fortuna. C’è mancato poco che andassi su un motore di ricerca per trovare il nome dell’autore di cotale “Vietato Fumare”.
̶   Tutto ciò è stupendo!
̶  Aspetta, forse ho trovato qualcosa per te. “Vietato Fumare Oppio negli Ascensori.”
E così apprendo che esiste pure un libro che parla di fumo e di ascensori; pare che l’autore, Fulvio Tramontani, lo abbia dedicato a William Burroughs e che sia stato ispirato dai ritmi della Beat Generation.
Nel frattempo anche il mio amico, attirato dal titolo evidentemente accattivante, spende qualche secondo per leggersi la sinossi di questo libro tirato in ballo nella conversazione per una pura casualità.
̶  La trama sembra pure interessante… forse il prossimo libro che leggerò sarà proprio questo. Chissà.
̶  Ma non ti piace proprio leggere?  ̶  insisto, perché non voglio che i nostri primi scambi di battute sulla lettura in tutta la nostra amicizia si concludano così in fretta.
̶  Un libro potrei leggerlo tutto d’un fiato se mi piace, ma il primo passo per avvicinarmi al libro è difficilissimo. Pigrizia.
Ed ecco che pronuncia la parola chiave, quella che quasi avevo previsto avrebbe fatto capolino ad un certo punto: pigrizia. I non-lettori non leggono per pigrizia di afferrare un libro e sfogliarlo. In fin dei conti, credo che la lettura possa essere due cose: o una passione sfrenata oppure un esercizio e, in quest’ultimo caso, leggere implica allenarsi a farlo con un certo impegno e costanza. L’approccio alla lettura è quello che serve agli sportivi, il muscolo su cui si lavora è il cervello ed i benefici potrebbero non apprezzarsi nell’immediato.

– Te lo ricordi l’ultimo libro che hai letto tutto d’un fiato?
– L’ultimo libro che ricordo lo leggevo ogni sera con S. circa due anni fa, ma ho dimenticato il titolo  ̶ , qui nomina la sua ex-ragazza e presumo che assieme al titolo del libro avrà voluto dimenticare anche altro. Tuttavia, non è mia intenzione andare ancora nei dettagli e credo che la conversazione sia giunta al termine, se non fosse che questa volta è proprio lui a rimanere per un attimo sull’argomento e a proseguire:
̶  Ora che mi ci fai pensare, l’ultimo libro che ho letto da solo e tutto d’un fiato è stato Delitti Bestiali di Patricia Highsmith. Dev’essere stato nel lontano 1994…
– Che meraviglia, avevo dieci anni!
– Ed io avevo ancora i capelli. Comunque scherzo, credo di aver letto quel libro della Highsmith qualche anno fa.
Ovviamente non mi chiede quanti libri io abbia letto negli ultimi anni, non ha importanza e forse lo immagina, ma nella mia testa si formano vortici di pagine spiegazzate, parole, immagini, profumi suoni. Si cominciano a sovrapporre personaggi, volti immaginati, storie, intrecci, strade e bivi, frammenti di vite reali o fantastiche. Ma come si fa a spiegare questo ai non-lettori? Mi incuriosisce come un libro possa esser visto in modo diverso, un oggetto prezioso o pressoché inutile, a seconda dei casi.

– Devo andare ora, divertiti domani a teatro e goditi il Macbeth.
– Ok, ma poi mi dici chi diamine è Macbeth?!?


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