‘Pulsioni e Ideologie’ di Mimmo Gerratana, pensieri e impressioni di una lettrice

Premessa: A lettura terminata del libro, ‘Pulsioni e Ideologie’, avevo pensato di scrivere una specie di breve ‘presentazione’ (non so bene come chiamarla, ‘recensione’ mi sembra una cosa troppo tecnica), simile a quelle che di solito mi capita di buttar giù al termine delle varie letture, e che mi aiutano ad imprimere nero su bianco il contenuto dei libri, in modo da poterli ricordare a distanza di molteplici letture nel corso del tempo. Tuttavia, non ci sono riuscita, sia a causa della struttura che del contenuto del libro, difficili da sintetizzare. Inoltre, non c’è trama, manca una struttura lineare e gli argomenti toccati sono molteplici. Dunque, per risolvere la questione, ho deciso semplicemente di raccogliere le mie impressioni da lettrice e scriverle, correndo il rischio di mettere insieme solo dei pensieri dispersivi.

pulsioni e ideologieLa lettura di Pulsioni e Ideologie è legata ad un piacevole ‘incontro letterario’ avvenuto su WordPress grazie a quei meccanismi di comunicazione e interazioni fra gli utenti della piattaforma, fra scambi di letture e commenti. Avevo cominciato a seguire il blog di Mimmo Gerratana qualche tempo fa; mi ero iscritta leggendo qualcosa che aveva attirato la mia attenzione per la forza e per la punta di provocazione e che, a dire il vero, ora non ricordo. Forse la pagina iniziale del blog, I Sensi della Letteratura, potrebbe incuriosire taluni e intimidire altri. Essa riporta sul lato destro una specie di ammonimento che sembra voler mettere dei paletti attorno a sé e ‘scremare’ il pubblico di lettori, anziché accoglierli tutti a braccia aperte, quasi un richiamo al cartello di ingresso sulla porta dell’inferno dantesco, in cui l’autore specifica di essere “(…) nondimeno costretto ad avvertire chi entra che il materiale contenuto in questo blog è adatto a utenti maggiorenni“. Per l’appunto, si tratta di una scelta costretta fatta dall’autore e non volontaria; una scelta dettata evidentemente da certe regole sociali e morali, comunemente (o almeno dalla maggioranza) accettate, secondo le quali certe cose non sono da farsi e non sono da dirsi.  A questo seguono brevi avvertenze riguardanti la lettura del blog, questa volta quasi richiamando lo stile dei bugiardini di quelle medicine forti o difficili da mandare giù. In realtà, sono sicura che i minorenni oggi abbiano facile accesso a contenuti ed immagini di gran lunga più diseducativi e sconcertanti rispetto a quanto fruibile attraverso il blog; tuttavia, riconosco che talvolta l’autore proponga contenuti difficili, scomodi sia da leggere che da guardare, che riguardano la sfera intima del corpo e del sesso: un’erotismo letterario che tende a sfiorare il pornografico, a volte. In verità, basta semplicemente non soffermarsi sul primo post, sulla prima immagine, e guardare un po’ al di là di ciò che ci potrebbe turbare, per scoprire che il blog parla di tante altre cose, toccando la questione dei sensi e delle percezioni naturali attraverso la scrittura e la creazione letteraria.

Pulsioni e Ideologie, si presenta quasi come un’estensione del blog, contenendo alcuni dei frammenti pubblicati sulla piattaforma in un tempo anteriore. Però, a mio avviso, la lettura integrale della raccolta, grazie alla percettibile progressione delle parti che la compongono, rende molta più giustizia al tutto, perché qui si riesce a cogliere quello che l’autore vuole comunicare e il centro della sua accurata analisi. Peraltro, il libro non ha immagini (almeno nella versione attualmente disponibile sul web), quindi viene naturale rimanere concentrati esclusivamente sul valore delle parole e sulla voce dell’autore.

Ho ritrovato immediatamente nel libro quello che, ricordo, mi aveva inizialmente fermata fra le pagine del blog, ovvero un accurato stile di scrittura: diretto, sferzante, ben articolato. Mi pare evidente che Mimmo, giornalista e scrittore, utilizzi la lingua come uno strumento del suo mestiere, non rinunciando alla sperimentazione e alla creatività. Non mi dilungherò su questo aspetto tecnico, su cui credo di avere poca voce in capitolo, però mi limito a dire che, secondo il mio punto di vista di lettrice, un libro scritto bene è quel libro che non ti obbliga mai a strane interruzioni o deviazioni, bensì porta proprio al punto in cui l’autore vuole arrivare, lasciando sempre aperta la possibilità di interpretazione. Per gusto personale, la cura della sintassi, la punteggiatura, la scelta dei termini e delle collocazioni contribuiscono a questo.

La struttura del libro è peculiare, irregolare e frammentaria, è il risultato di una raccolta di testi più o meno brevi, raggruppati sommariamente in tre parti: la prima sezione, “Incroci fortuiti del dove e del quando”, si interrompe per dare spazio alla seconda parte, fatta di “Appunti per un diario”, ed infine la terza parte che ripropone il formato di un diario personale, “Scorie quotidiane di ragione impura”. Tale scansione non è indicativa di un contenuto ordinato e ben sistemato: manca comunque una trama ben strutturata e non una cronologia da seguire.  Le parti che formano  la raccolta sembrano talvolta provenire da matrici diverse, da progetti diversi, essendo spesso appena dei pensieri, delle meditazioni, dei ricordi, delle fantasie; alcuni frammenti possono dare l’impressione di essere estratti di racconti non terminati o appena abbozzati.

Eppure, in tutto questo c’è un elemento che funge da conduttore e che dona una estrema organicità all’intero testo, ovvero l’essere: ‘L’essere effettivo o potenziale distribuito in frammenti’ (come da sottotitolo della prima parte), nonché il tema che attraversa tutta la storia della filosofia. In italiano, così come in altre lingue neolatine, la parola essere può nel contempo avere valore di sostantivo (l’essere umano e vivente, in questo caso, soggetto e protagonista del libro) e di verbo nella forma infinita (nel senso di vivere ed esistere).  Nel libro l’essere-protagonista è sia il soggetto attivo, sia l’oggetto di osservazione che l’autore cerca di analizzare nella sua totalità (nel corpo e nell’anima) e nella sua frammentarietà (ha una composizione molto complessa). In effetti, un libro che parla dell’essere non potrebbe avere una struttura diversa da quella data: frammenti eterogenei distribuiti nello spazio (le interruzioni testuali sono chiaramente visibili attaverso il susseguirsi delle pagine). L’essere cerca di indagare, osservarsi e osservare quello che c’è attorno, lo spazio in cui si muove e in cui si muovono gli altri. L’essere si è sempre posto alcune questioni esistenziali (da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo?) e, attraversando le parti più oscure, imbarazzanti e fastidiose, arriva in questo preciso punto del presente e si domanda:

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Frammento di una creazione e foto amatoriale, entrambe di Saverio Penati.

«E allora chi sono io, nel mondo di oggi? Ecco qual era la domanda da porsi. La risposta più semplice, pensò, sarebbe stata: io sono io. Ma sapeva che non poteva bastare».

In generale, i frammenti parlano di vita (materiale o immaginaria), riportano parti di episodi, esperienze occasionali o estrapolate dalla vita del quotidiano, incontri e strette di mano che hanno degli odori. Di tanto in tanto si svelano alcune considerazioni nude e crude sul mondo contemporaneo, sul sistema di informazione e di comunicazione, sui problemi che ci affliggono (disoccupazione, guerre e altro).  Talvolta è proprio una voce fuori campo, magari quella di un  cronista del telegiornale, che stimola il meccanismo di ragionamento dell’essere, così:

«Si chiese quale fosse il valore dei morti, appena guardati vari servizi in tv e letti articoli sui giornali. Un bambino italiano o europeo, occidentale in genere, valeva più di cento bambini pakistani, decine di yemeniti, migliaia e migliaia di africani? E considerando inoltre gente di tutte le età, quanti neri americani morti ci volevano per un poliziotto bianco da conservare in buona salute? Quanti morti musulmani, animisti, buddisti, indù e altro ancora per un cristiano? Non erano domanda da farsi, razionalmente lo sapeva bene. Ma il fatto che se le ponesse era di per sé un segnale, si rese conto: evidentemente c’era chi faceva calcoli del genere, non solo a livello politico, istituzionale, economico».

Secondo me, chi decide di leggere Pulsioni e Ideologie dovrebbe essere disposto a fare i conti con un essere (sé stesso e l’altro) che si denuda completamente, sia fisicamente che spiritualmente, liberandosi di tutto ciò che possa in qualche modo impedire i movimenti del corpo e della mente verso un desiderato infinito: qualsiasi struttura e sovrastruttura costruita a posteriori dall’uomo deve essere eliminata, inclusa la morale, la religione, i costumi e le tradizioni legati a una specifica cultura. L’essere che l’autore prende in considerazione non è né uomo né donna, né bianco né nero, abita sul globo terrestre, ma non in un punto specifico. L’essere è un’entità assoluta e universale. L’essere in questione è inquieto, vaga, osserva, va alla ricerca di ciò che forse non troverà mai, ma il suo ultimo fine è quello di trovare la pace assoluta, ricongiungersi con l’infinito e ritrovare l’unità originaria perduta (quella a cui Platone fa riferimento nel suo mito dell’Eros  o dell’Androgino), l’appagamento completo e la pace universale:

«Una lunga strada che avrebbe portato all’ascetismo. L’ascetismo del corpo. O avrebbe dovuto condurvi chi la perseguiva. Quando l’arma era il corpo stesso, brandito, puntato al cuore della società per scrollarsi di dosso i canoni esistenziali dominanti, la repressione dei sentimenti e delle pulsioni, sei desideri in primo luogo (…)».

Una volta spogliatosi di tutto, l’essere non ha paura di addentrarsi nei meandri della propria anima e del proprio corpo, esplorandone le parti più intime e celate, i sentimenti, i bisogni fisiologici e spirituali, le pulsioni sessuali, ovvero tutto ciò che sta alla base della vita, della percezione naturale della realtà e dell’interazione con questa.

Anche l’autore e il lettore, in quanto esseri, finiscono necessariamente nell’intreccio del processo di esplorazione che si svolge nel libro. Chissà che non sia proprio la voce diretta dell’autore a rivelare ad un certo punto le sue aspirazioni in un frammento in cui dice che:

«Il suo sogno era sempre stato riuscire a raccontare un intero mondo in poche frasi. Anni o solo momenti, luoghi, persone, connessioni fra tutto questo. Ma sapeva che l’impresa non sarebbe mai riuscita: non poteva, del resto».

Perché leggere il libro: Perché credo si legga molto facilmente (la struttura contribuisce alla scorrevolezza) ma, nello stesso tempo, è anche una lettura che richiede un certo lavoro mentale da parte del lettore, almeno se lo si vuole comprendere e interpretare. Lo consiglierei a chi ha voglia di leggere libro che contiene un po’ di tutto, infiniti spunti di riflessione, infiniti punti di confronto e dialogo con sé stessi e con gli altri. Potrebbe essere una lettura adatto a chi almeno di tanto in tanto si pone domande sull’essere e sull’esistenza. 

Perché non leggere il libro: Per forza di cose, non è il libro più adatto quando si ha voglia di leggere una storia che abbia una trama ben strutturata, con un inizio, uno svolgimento e una soluzione finale. Infatti, non ci è dato conoscere il preciso momento in cui la storia dell’essere abbia avuto inizio ed è certo che questa non sia ancora terminata. Non consiglierei la lettura del libro a chi non riesce minimamente ad apprezzare il blog, oppure a chi non ha voglia di andare oltre un’immagine, indecorosa che sia, mostrata in un contesto specifico. Non consiglierei la lettura del libro a chi vuole trovare qualcosa di immorale a tutti i costi. Eppure, a proposito di moralità, di accettabilità di ciò che è morale o immorale, la mia mente cerca di mettere in discussione alcuni punti di vista: viviamo in un mondo di ingiustizie, di differenze, di soprusi e di dominio, in cui noi, gli esseri umani, riusciamo a creare e a distruggere con la stessa intensità. Quindi, siamo certi che le nostre regole sociali e morali, a cui spesso ci si appella, siano proprio quelle giuste ed efficienti?

Link:

Versione PDF gratuita del libro Pulsioni e Ideologie 


4 responses to “‘Pulsioni e Ideologie’ di Mimmo Gerratana, pensieri e impressioni di una lettrice”

  1. […] Pur non avendo condiviso le stesse esperienze né respirato la stessa aria per una questione anagrafica, mi sono ritrovata nella sua sensibilità, in quel bisogno di libertà, di voglia di abbattere le barriere imposte e di superare quelle vuote convenzioni sociali che non portano a nulla di buono. L’anno scorso Mimmo mi aveva gentilmente invitato a leggere il suo libricino, Pulsioni e Ideologie, e mi ero liberamente sentita di commentarlo a modo mio in un articolo. […]

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